Gli investimenti puntano sulla transizione ecologica e sulla digitalizzazione della logistica

Sui porti italiani si continua a investire e le riforme messe in atto nel corso degli ultimi dodici mesi consentono una competizione a livello internazionale.

Si tratta di interventi sulle infrastrutture materiali di porti, retroporti e Zone Economiche Speciali, collegamenti stradali e ferroviari e investimenti mirati che puntano sulla transizione ecologica e sulla digitalizzazione della logistica. Gli investimenti per lo sviluppo della portualità sono previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), dal Piano Nazionale Complementare (Pnc) e da risorse nazionali che ammontano a 9,2 miliardi di euro.

Sono previsti interventi in 47 porti localizzati in 14 regioni e di competenza di 16 Autorità di Sistema Portuale (AdSP). Il 46,9% degli investimenti va ai porti del Mezzogiorno, il 37,7% a quelli del Nord e il restante 15,4% a quelli del Centro Italia. Gli interventi che si andranno a realizzare, ricoprono infatti diverse aree d’interesse.

Circa il 52% delle risorse – 1.470 milioni di euro – è destinato allo sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici, per cui sono previsti 22 interventi in 14 porti. Un ulteriore 24% delle risorse – 675,6 milioni – è destinato all’elettrificazione delle banchine (cold ironing) con 44 interventi in 34 porti.

Sette investimenti in cinque porti hanno poi l’obiettivo di aumentare la capacità portuale attraverso opere di dragaggio e nuovi moli e piattaforme, con un investimento di circa 390 milioni di euro (13,8% del totale).

Le rimanenti risorse – rispettivamente 250 e 50 milioni – sono destinate ad interventi per lo sviluppo delle aree retroportuali (ultimo/penultimo miglio ferroviario e stradale) e all’efficienza energetica.

Di rilievo anche gli investimenti infrastrutturali per lo sviluppo delle Zone Economiche Speciali (ZES) alle quali sono assegnati 630 milioni di euro per 71 interventi, di cui 33 per progetti di ultimo miglio portuale e nelle aree industriale connesse, 30 per la logistica e l’urbanizzazione, 8 per l’aumento della resilienza dei porti al cambiamento climatico.

Di questi, 301 milioni di euro sono direttamente assegnati al governo delle ZES attraverso i commissari nominati. 

Le risorse del PNRR destinate ai porti della Liguria

Ai porti della Liguria sono stati assegnati circa 2,7 miliardi di euro, di cui 600 milioni per la nuova diga foranea di Genova.

Gli investimenti sono accompagnati da numerose riforme riguardanti l’organizzazione delle attività portuali, la semplificazione e la digitalizzazione delle operazioni logistiche, le regole del trasporto marittimo.

E’ necessario continuare ad investire nello sviluppo delle zone portuali e retroportuali al fine di renderle sempre di più aree di produzione e non solo di transito delle merci e dei passeggeri, così come dimostra l’esperienza dei grandi porti europei.

L’investimento ha l’obiettivo di migliorare l’accessibilità marittima attraverso interventi di potenziamento e consolidamento delle dighe, delle banchine, dei moli e alla realizzazione di nuove piattaforme logistiche per adeguare le infrastrutture alla misura delle navi e alla transizione energetica della mobilità marittima. 

Il trasporto marittimo delle merci è essenziale per il nostro Paese anche grazie alla posizione geografica che esso occupa. Negli ultimi anni il sistema portuale italiano, però, ha visto diminuire le proprie quote di mercato, anche a causa della minore accessibilità marittima. A tale proposito gli investimenti previsti dal PNRR devono puntare anche ad un miglioramento dell’accessibilità marittima.

E questo può avvenire mediante interventi di rafforzamento e consolidamento su dighe, moli e banchine, anche per consentire l’adeguamento al crescente tonnellaggio delle navi.

Navi di nuova generazione presso il Porto di Genova

Presso il porto di Genova è prevista la realizzazione di un nuovo frangiflutti per consentire l’accesso a navi di nuova generazione, oltre ad un’adeguata protezione delle banchine interne e all’innalzamento dei livelli di sicurezza delle manovre di ingresso ed evoluzione.

Il salto di scala delle navi operanti nel sistema portuale consentirà significativi investimenti privati e un utilizzo più intensivo di terminali operativi di recente e di prossima realizzazione.  L’efficientamento dei porti è strategico per poter garantire agli spedizionieri doganali una gestione del transito merci affidabile e puntuale.

Lo scambio internazionale di merci è infatti una parte di fondamentale importanza nell’ambito del commercio e lo spedizioniere doganale deve poter contare su porti moderni ed efficienti da un punto di vista logistico amministrativo.

Investimenti PNRR e spedizionieri doganali

La ricaduta degli investimenti previsti dal PNRR sarà tangibile anche per gli operatori del settore, come gli spedizionieri doganali, che da sempre operano sul territorio.

Numerose le riforme previste: da quella per la semplificazione della pianificazione portuale a quella per la ridefinizione dei processi per l’aggiudicazione delle concessioni portuali, dalla normativa per l’efficientamento energetico dei porti e gli interventi di cold ironing, con l’attribuzione ai porti della qualifica di “comunità energetiche”, alla riorganizzazione dello sviluppo della Piattaforma Logistica Nazionale per la rete dei porti e degli interporti.

Tra gli interventi normativi e regolamentari approvati di recente è opportuno menzionare la modifica del codice civile relativa al contratto di spedizione che va ad archiviare regole risalenti al 1942.

E lo “Sportello Unico Doganale e dei Controlli” (Sudoco), che attribuisce all’Agenzia delle Dogane il coordinamento dei 133 procedimenti amministrativi di controllo sulla merce in ambito portuale, precedentemente in capo a 13 diverse pubbliche amministrazioni.

L’efficientamento dei porti e lo snellimento delle pratiche per la spedizione delle merci sono ovviamente strategici per la gestione dell’import/export delle agenzie doganali.

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